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Scienza & metodo Biostoria

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Prof. Antonia Colamonico, epistemologa.

Centro Studi - Acquaviva F. (BA)

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aula cenacolo

venerdì 16 marzo 2012

Le Demenze e il Deterioramento Cognitivo

Tra le patologie più diffuse in questo inizio secolo, c'è da annoverare le DEMENZE. Questa la si definisce come "una sindrome caratterizzata dalla perdita di più funzioni cognitive e tra queste la più rilevante è la MEMORIA, sino al punto da interferire pesantemente sia sulle normali attività della vita sociale che su quella lavorativa e di relazione".

Le cause che conducono alla evidenziazione della demenza sono molteplici e tante sono le "demenze classificate". Queste si suddividono in PRIMARIE o DEGENERATIVE quali la DEMENZA di ALZHAIMER, di PICK o Fronto-Temporale, a Corpi di LEVY ed altre di minore incidenza clinica e quelle SECONDARIE. Tra queste ultime un posto preminente spetta alla DEMENZA VASCOLARE ISCHEMICA che, non di rado, si associa alle degenerative, dando origine a quelle classificate come MISTE.

L'esordio delle demenze è quasi sempre subdolo. La Demenza di Alzhaimer può iniziare a manifestarsi anche subito dopo i 50 anni e i primi sintomi sono sfumati deficit cognitivi che cominciano ad interferire con le normali attività della vita quotidiana. Più difficile rimane la identificazione nelle persone anziane, in quanto queste, non avendo impegni di lavoro o sociali significativi, rimangono misconosciuti anche per lungo tempo, sino a quando i famigliari non si rendono conto dalla sempre più marcata perdita delle proprie funzioni, culminando, a volte, con il non ricordare più neanche la strada per tornare a casa, continuando a vagare confusi per la città senza una meta.

Va da se ricordare che questi deficit di funzioni si manifestano in tutti i tipi di Demenze man mano che la malattia si aggrava.

La patogenesi delle demenze non è ancora del tutto chiara, anche se in questi ultimi decenni molti studi hanno fatto notevoli progressi nella identificazione delle cause.

Nella Demenza d Alzhaimer, per esempio, sono stati rilevati aumentati livelli serici di Omocisteina, fattore questo che si riscontra nelle malattie infiammatorie. Altri fattori riscontrati sono un deficit di Vit,B/12, Vit.B/6 e di Folati, riconducibili a cause sia ambientali e forse anche genetiche.

Nella Demenza Fronto-Temporale o di Pick, si registra una atrofia cerebrale diffusa dell'encefalo. Il più compromesso risulta il lobo fronto-temporale e pare sia dovuto ad una mutazione genetica (gene TAU), per cui nelle cellule nervose si vengono ad accumulare proteine anomale o spezzoni di queste, dando origine ad sovvertimento delle stesse cellule.

La Demenza con Corpi di Lewy è caratterizzata dal riscontro serico dell'Allele Epsylon/4 della Apoliproteina E, fattore anche questo dovuto ad anomalia genetica. Questa demenza si associa spesso alla Malattia di PARKINSON. Colpisce prevalentemente maschi tra i 65 e i 75 anni e si manifesta con fluttuazioni dello stato cognitivo, allucinazioni visive e cadute al suolo non meglio interpretate.

Demenze Vascolari: si identificano con quelle comunemente conosciute come ARTERIOSCLEROTICHE. Sono dovute ad uno stato di sofferenza cronica cerebrale per ripetuti attacchui ischemici transitori o dopo ictus cerebri con esiti di deficit motorio. Nei soggetti anziani questa demenza si associa spesso a quella di Alzhaimer.

Si possono prevenire le DEMENZE?

In questi ultimi anni sono stati fatti enormi passi avanti specialmente nello studio delle malattie genetiche. Anche per le Demenze è possibile utilizzare questi studi sul DNA, RNA, dei Cromosomi e di altri metaboliti atti ad individuare o escludere anomalie che possono essere associate a questa patologia. Purtroppo questi test non sono ancora del tutto affidabili per cui si possono avere percentuali significative di falsi positivi o negativi.

Ci si pone una domanda: è lecito sottoporre un paziente a test preventivi quando questi non sono del tutto affidabili? Qualunque risultato ci possa fornire l'esame lascia un dubbio piuttosto pesante. Un falso positivo potrebbe far cadere il soggetto interessato e i suoi famigliari in uno stato di angoscia o grave depressione e, viceversa, un falso negativo creerebbe sensi di colpa per non aver saputo individuare una patologia così grave. Rimane da seguire i pazienti che mostrano sintomi di deficit mnesico con i numerosi test di Valutazione Multidimensionale di cui disponiamo sia per seguire l'evolversi della malattia che per porre in essere tutti quegli accorgimenti atti a rallentarla.

Per quanto concerne la TERAPIA delle demenze, al momento non si hanno farmaci in grado di debellare o rallentare in modo significativo questa patologia.

Per quella di Alzhaimer attualmente disponiamo degli INIBITORI della COLINESTERASI ( Donezepyl, Rivastigmina, Galantamina ) che dovrebbero agire sull'incremento dei livelli serici di ACETILCOLINA che,a sua volta, si presume possa rallentare il deposito di AMILOIDE nelle cellule cerebrali, responsabile del loro deterioramento. L'efficace di questa famiglia di farmaci è ancora molto controversa, ma pare, che un certo beneficio lo apportano specialmente nelle fasi iniziali della malattia.

Da quanto prima esposto si evince che le Demenze sono la causa di un grave deterioramento cognitivo che portano il soggetto colpito ad una vita di relazione che, a volte, rasenta lo zero, con una qualità di vita molto scadente che richiede un caregiver continuo e gravoso.

Sono del parere che la ricerca per sollevare questi soggetti dallo stato di decadimento cognitivo debba spaziare dalla farmacologia alla riabilitazione in senso lato.

Ritengo estremamente importante l'esercizio del recupero di tutte quelle esperienza, di quella cultura, di quel vissuto di cui questo cervello così devastato dalla malattia, ma pur sempre "CONTENITORE", possa ritornare a spremersi per ridarci almeno sprazzi del passato remoto e del presente. A volte viene da pensare se esiste un "QUID" che possa far rimettere in moto quella "SPUGNA BIOSTORICA" imbevuta di tutto, magari una "FILOSOFIA" che possa rifarci rivedere tutto ciò che prima abbiamo mirato con il nostro "OCCHIO COMPOSITO". Chissà se un giorno la BIOFARMACOLOGIA e la FILOSOFIA potranno darmi una risposta.

Dr. Vito Aloia (Geriatra)

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