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L'Atelier delle Idee.

Scienza & metodo Biostoria

Scienza & metodo Biostoria
Prof. Antonia Colamonico, epistemologa.

Centro Studi - Acquaviva F. (BA)

Centro Studi - Acquaviva F. (BA)
aula cenacolo

venerdì 17 febbraio 2017

Biostoria: La gemmazione del Pensiero-Mente



Quaderno n° 10

Il metodo eco-biostorico

per uno sguardo-lente a frattali informativi

Imparare le tecniche di navigazione per viaggiare nelle conoscenze

Antonia Colamonico
© 2015
________________________

I luoghi di navigazione

Gradazioni di letture


Nella camera degli specchi ho spezzato un mio pensiero e come cineaste innamorata ho filmato la ballata delle idee... Antonia Colamonico, il Filo 1994

Acquaviva delle Fonti (BA) - Italy
Tanti echi, in echi di immagini che come bolle impalpabili emergono da un vuoto e si addensano e si diradano, si accoppiano e si lasciano, in un girotondo di ritmi lenti e veloci che rendono coesa la coscienza che altrimenti sarebbe scavata come quel vuoto di spugna che apre al nulla della vita, a quel “non essere che avrebbe potuto essere, al non più o al non ancora”. Antonia Colamonico, IL grido. 2011

La gemmazione del Pensiero-Mente


Quadro-carta biostorica: I frattali poetici.
Da A Colamonico, Il Filo 1994

L'organizzazione della mente-pensiero non è una struttura uni-forme e tanto meno uguale per tutti gli uomini, né sempre identica per lo stesso uomo (le funzioni della spugna). In natura non esiste l'uguale, ma solo nell'astrazione A è uguale a A. L'errore del paradigma moderno è stato quello di aver isolato un modello di lettura, definito oggettivo, e aver fatto poi, di questo, il prototipo generalizzato di tutta quanta la realtà, per cui ogni cosa era letta e giustificata alla luce di tale carta: 

  • Ma, per fortuna,  non tutta la realtà è riconducibile ad un modello ristretto. Esistono i gradi di libertà che rendono nuova la vita, evolvendola verso orizzonti non ancora immaginati. Il nuovo incide sulle riscritture.

Analizzando il contesto storico e ideologico che va da 1400 ai primi decenni del 1900, in cui tale impronta di lettura della carta di realtà si è imposta, appare una notevole forma di severità-intolleranza; non si ammetteva alcuna variazione minima nei comportamenti, risposte, punti di vista... Facilmente si gridava allo scandalo e ciò faceva nascere i conflitti a occhio uni-lineare. La costruzione del paradigma moderno risentì dell'entroterra politico-culturale, in cui si fissarono le autocrazie dapprima aristocratiche e clericali, poi borghesi.





L'aspetto preponderante di tale periodo storico fu la rigidità di posizione, la divisione in classi sociali a casati e ceti con l'autoritarismo e il maschilismo, esasperati. Tutti stati emozionali e mentali che emergono, oggi, nell'iconografia figurativa di un'arte popolata da uomini e donne dai volti bui, dagli sguardi cupi, dai vestiti ingombranti, dalle posture rigide che fanno comprendere la dimensione di pesantezza storica di tutto il periodo:
  • In un sì fatto contesto gli spiriti-moderni iniziarono a muoversi, strappando frange di libertà, brandelli di autonomia osservativa; ma la geografia mentale dei ricercatori-studiosi era sempre ancorata alle difese delle aristocrazie di menti illuminate. Essi introdussero semplicemente una variazione di lettura da chiave clericale e aristocratica (i 2 stati in declino), a chiave prettamente borghese (3 stato, emergente).
La rivoluzione moderna fu di fatto un semplice salto di leadership che aprì alla società borghese, imprenditoriale e finanziaria dal volto a doppio mercato, interno/estero. Intorno a tale egemonia si affermarono i primati della scienza e della tecnologia, sugli altri ambiti di conoscenza e si ebbe nell'immaginario collettivo la sostituzione nel definire il valore uomo dal capitale terriero a  quello monetario-finanziario. Tuttavia si conservò sempre una forma di supremazia di una classe sociale sulla restante umanità e su tale nodo si elaborarono le scale valoriali con le gradazione di significati, con i contorni di libertà tollerate.
Il manifesto della nuova lettura resta la Dichiarazione d'Indipendenza Americana, che sancì la libertà, come ricerca della felicità e della libera espressione in uno Stato eletto dal suo popolo (superamento dei diritti dinastici, dei privilegi di casta e cosa più significativa di un Dio che affidasse ad un casato il compito del comando di un territorio); ma aprendo le maglie dell'attuazione politica dei principi sanciti nella dichiarazione, emerge l'indifferenza politico-sociale della nuova classe dirigente, verso:
  • la schiavitù, i neri erano semplice oggetto di mercanzia, forza lavoro a bassissimo costo, privi di ogni libertà, compreso il diritto di autonomia del nucleo familiare che poteva essere smembrato a piacimento del proprietario delle piantagioni;
  • il non riconoscimento dell'estensione dei diritti alle donne, lette come una sotto-classe di umanità sino ai primi del 1900, quando l'apertura del fronte di guerra (81914-1918) costrinse ad assumerle  nelle fabbriche e da tale apertura economico-sociale, le donne presero il via per il loro riscatto storico, senza alcun utilizzo della forza, ma con la tenacia della loro dignità ad essere.
Alla luce dei comportamenti la libertà, sventolata nel manifesto della prima democrazia della storia moderna, fu molto circoscritta in una forma di propaganda per attuare sia  il salto di classe e cosa più importante, per liberarsi delle ingerenze della monarchia inglese che vessava le colonie con una politica di monopoli e balzelli.
La fissità dell'occhio e la rigidità etica furono in entrambi i fronti (aristocratico-clericale e borghese) la caratteristica dominante e da tale intransigenza, vicendevole, nacquero le cacce alle streghe  con:
  • le guerre di religione con i tribunali d'inquisizione; le guerre di dominio tra i sovrani che si contendevano non solo un lembo di terra, ma gli stessi studiosi, asservendoli alle loro cause; le lotte sui monopoli commerciali, le guerre per le supremazie dei mari e dei continenti...
La medesima pedagogia era uni-forme al prototipo di bambino ubbidiente e conforme alla volontà del patriarca familiare (campo ristretto) e del despota politico (campo allargato), non importava se ecclesiale o aristocratico o borghese:
  • La punizione era l'arma per assoggettare e flettere le giovani menti, con un effetto di terrorismo psicologico, funzionale al piegare le piccole coscienze, ad un'idea opaca di verità, custodita da un élite dominate dall'etica forte. Le pratiche punitive furono perpetuate sino al 1950-1960, l'idea condivisa era di uni-formare le coscienze bambine al volere dell'ordine socio-culturale, istituzionalizzato come il valore sociale ed etico. 
L'essere ordinati equivaleva ad essere conformi al prototipo di realtà elaborato e chiuso in una sequenza e  chi si fosse svincolato da tale carta era letto come un soggetto pericoloso, infatti sempre definito un ribelle o un eretico, in ultima analisi anche un pazzo, non è un caso che in tale contesto siano nati i primi manicomi.

La malattia epocale fu la pedanteria con la ripetitività di azioni, obbligatoriamente identiche, che non davano spazio alla creatività; un esempio la costruzione della frase-espressione aveva ordine nella sistemazione del soggetto, attributo, predicato, complementi... che se non riprodotto creava l'errore logico; le parole imprigionate nei glossari si potevano usare solo all'interno di un singolare contesto, non si possedeva l'idea di plasticità, anche se era accettata l'eccezione poetica:

  • ... e intanto riede alla sua parca mensa, fischiando, il zappatore, e seco pensa al dí del suo riposo. Giacomo Leopardi.
Per fortuna non tutti si uniformarono, anzi nacque una vera ribellione ideologica, politica, sociale e culturale a più riprese e a più letture che aprirono le maglie storiche a differenti indirizzi evolutivi, dapprima con le già citate guerre di religione, tra le differenti letture sulle sfumature del Cristianesimo con la divisione tra le ortodossie e le eresie delle interpretazioni; poi con l'Illuminismo con le rivoluzioni e controrivoluzioni sull'idea di uno Stato a differenti livelli di libertà (Voltaire, Rousseau, Montesquieu), con le letture a  sovrano-despota illuminato, a monarchia costituzionale-liberale, a democrazia parlamentare-repubblicana.
Dal miscelarsi delle varie letture nacque l'idea, nel romanticismo, del  poeta-politico ribelle dallo sguardo non allineato, in cerca esasperata di singolarità. In tale contesto presero spazio il socialismo-marxismo e il liberismo economico che aprì al libero scambio. A metà '800, la figura del ribelle perse valore politico con l'affermarsi del positivismo dalla logica tutta borghese (salto di classe compiutosi), e fu sfrattata in una periferia da bohémien, nichilista. La cultura del decadentismo segnò da un lato la rottura del paradigma moderno, dall'altro fece, anche, da matrice ideologica alle due guerre mondiali con tutti i drammi che ne scaturirono. L'evoluzione drammatica del modernismo che costò all'Europa, e non solo, milioni di morti potrebbe leggersi, con la lente biostorica, come la naturale conseguenza di uno sguardo uni-direzionale, uni-lineare, sordo alle alee dei movimenti di campo:
  • Lo stato di sordità rende poco attento l'osservatore al reale movimento del Campo-habitat, che si scolora ai suoi occhi e prende i contorni del suoi pregiudizi di casato, di potere, di moralismo.
L'errore metodologico fu nell'aver confuso il modello con la vita, riducendo la complessità del vivere ad una decina di casi di possibilità storiche (logica a scomparti chiusi); ancora oggi in certi ambiti della medicina o della psichiatria e psicologia c'è la tendenza a ridurre al prototipo l'uomo, etichettandolo in una manciata di casi di comportamento e di modelli mentali (logica disgiuntiva e avversativa). Si pensi alle tabelle con cui si stabiliscono i parametri salute/malattia o alle tipologie dei tratti caratteriali. Ma non solo in tali ambiti scientifici, anche in quelli economici, politici c'è ancora una preponderante forma di chiusura alla complessità della vita, non riconoscendo valore all'alea, quel fattore di novità che evolve in modo nuovo una cresta storica, aprendo la realtà in un divenire a campo aperto.

Carta topologica di uno sguardo-lente

Il gioco di lettura a 3 posizioni-occhi di osservazione:
Topico, A-topico, U-topico


Nonostante il dinamismo delle conoscenze, ciò che ancora non si accetta è che la carta di lettura è una semplice riduzione di realtà, funzionale alla singolare azione di lettura, isolata in un campo-finestra, ristretto, che si pone a contorno-limite della lettura medesima; per cui quello che è valido in un contesto, è idiota in un altro; quello che è letto come giusto in una situazione, diviene ingiusto in una differente realtà.

Adeguare di volta, in volta lo sguardo-lente richiede un notevole impegno storico ed è questo che a volte rende demotivati a rileggere le carte di realtà. La demotivazione introduce le generalizzazioni con le deformazioni di valore, infatti il dinamismo-plasticità dello sguardo-mente che porta a rileggere e correggere la rotta e la carta, per molti è ancora un sinonimo di superficialità, di faciloneria, e non una lettura di maggiore aderenza alla verità:
  • La verità storica è il traguardo-meta a cui tendere nell'azione del ricercare e non l'imposizione di un dominio cognitivo politico, economico, come cercano di fare ad esempio oggi le grandi compagnie di monopolio globale, a occhio monolitico, mono-culturale, mono-uomo di consumatore passivo.
La plasticità nella lettura, nella parola, nell'azione di costruzione...  non è sinonimo di anarchia irrazionale e bombarola, ma di saggezza storica, che porta ad essere attenti al movimento vitale nel tempo presente (t. 0), unica dimensione della realtà naturale, da cui può partire la realtà immaginata e raccontata. Più il racconto-modello è aderente alla vita, più graduata sarà la lettura e più complessa e frastagliata sarà la spugna del pensiero di quell'osservatore. Non è un caso che le grandi scoperte abbiano trovato casa negli sguardi-pensieri di uomini dalla personalità libera, spesso letta come anarcoide dalle menti chiuse, a schema fisso, avvitati nelle logiche comuni dai giudizi preconfezionati:
  • Giacomo Leopardi dell'esempio di logica copulativa, presentato precedentemente nella finestra delle rotte di navigazione, era uno scolaro atipico; così Montale un poeta senza titolo per esercitare la professione. Senza scordare Leonardo o Dante. Uomini che hanno posto l'osservazione diretta a fondamento della loro ricostruzione di verità storica. Lo stesso discorso vale per un Gandhi o un Mandela, o un Einstein... Tutte personalità che hanno saputo sviluppare l'autonomia del giudizio storico, che non si basa sui sentito dire dei luoghi comuni, ma solo imparando a saper contornare, privatamente, la verità nel dinamismo del divenire. L'affiorare della verità esige, infatti, un'area del silenzio, un attesa, un tempo-vuoto dal rumore del mondo, un area del deserto, in cui possa farsi strada la naturalezza della presa di verità. Tutti uomini questi che seppero dialogare con il mistero e strappare la sfumatura nuova di verità, funzionale alla vita.
L'azione del ricercare a tutti i livelli occupazionali ed esistenziali è giustificata da un'esigenza vitale concreta, personale e sociale, senza un bisogno che conduce (dirige con sé) lo sguardo a vedere meglio, non può nascere la consapevolezza storica. Essere inconsapevoli è una forma di cecità osservativa che rende opaca la lettura della realtà e spesso scellerata l'azione di risposta:
  • L'uomo immette nelle maglie della vita i gradi di bene e di male che danno il luogo-nicchia alle benevolenze/malevolenze che coabitano insieme, essendo la scelta di risposta sfera della libertà di ogni coscienza. Riportare la coscienza nella storia è il salto di prospettiva che apre all'azione di neghentropia, come la capacità di correzione storica.
Carta biostorica sugli stati della Coscienza nello Spazio-Tempo.
Da A Colamonico. Ordini complessi, p. 78. 2002.


Dilatazione dello sguardo-memoria


Facendo un passo indietro per aprire la concettualizzazione. L'uomo, vivendo si relaziona con il campo-vita ed impara a dilazionare il tempo, lo spazio, i fatti, le letture, le emozioni, come uno scandagliare in profondità con un miscelare di diapositive. Cioè impara a misurare ed esplorare foto-grani di vita, dentro e fuori di sé, e a costruirsene uno spettro di verità, depositandolo nella memoria come in una banca-dati, per servirsene ogni qual volta egli creda che sia un'informazione giusta per la formulazione di una risposta-fatto.
Tale spettro-modello di vita, infatti, si porrà ad esempio storico di possibile risposta fattuale:
  •  Più ricca sarà l'azione di lettura, più ampia sarà la diversificazione di risposte storiche che egli saprà elaborare, costruendo così i suoi gradi-campi di autonomia-libertà. La vita è libertà di costruzione e la costruzione è relazione.
Tutte le operazioni di elaborazione creano la struttura spugnosa del pensiero. Un uomo che non sviluppi le capacità d'osservare, d'elaborare, di modellare e di valutare i fatti e le situazioni, è un uomo non-mente, non-pensiero; in quanto non potrà mai svolgere la funzione di cassa di risonanza della realtà. Egli sarà un prigioniero del tempo zero, uomo a mente-punto, sapendo vivere solamente l'attimo-ora, senza saperlo isolare e contornare in un significato-verso storico.
Di fatto una simile geografia mentale non esiste, anche se c'è una tendenza economica a spingere l'umanità verso tale tipologia di consumatore convulso dalla mente stipata in una soffitta, anche con l'aiuto di droghe. Ma nessun uomo resta bloccato in un pensiero-punto, essendo la capacità elaborativa una facoltà innata e iscritta nella medesima topologia delle funzioni cerebrali, per cui ogni forma di dominio-imposizione, esterna all'individuo, finisce per genera un'avversione-opposizione che si pone a nodo-svincolo dell'apertura di una riflessione. In tale apertura logica si crea una distanza, area del deserto, utile alla presa di posizione che rende quel pensiero libero di capire.
Il perdurare ed esempio di un monopolio politico o economico o culturale o religioso è legato e chiuso in un periodo finito di tempo, poiché c'è sempre il momento della presa di coscienza che rende liberi, svincolando gli sguardi dalle gabbie cognitive e attuative. Si spiegano così le costanti morti delle dittature, per cui uno dei compiti dei genitori è quello di aprire il ragionamento nella mente-figlio, senza imposizioni e proibizioni da etica forte, ma semplicemente ruotando le letture a più nodi-angolazioni , etica gentile, e sarà poi lo stesso pensiero-mente-figlio, a fargli prendere coscienza delle inutilità e delle strettoie storiche di alcuni modelli, propinati da alcune aristocrazie invasive.


Letture di alcune topologie mentali

Filare le parole. Ricomporre i gomitoli dei segni le matasse dei punti e... poi... Cardare i pensieri. Comporre le matasse e i gomitoli. Tessere le parole. (A. Colamonico. Tessuti/il filo da Le stagioni delle parole. 1994)

Il porre una mente a punto-0, in tale contesto epistemologico, è una semplice espediente cognitivo, funzionale alla comprensione di come si strutturi il pensiero-sguardo multi-proiettivo.
Necessita subito precisare che anche negli animali esiste un'elaborazione-memoria che crea una differenza di stati cognitivi e comportamentali:
  • un cane riconosce dopo anni l'antico padrone e gli corre incontro; un'ape sa orientarsi e vola per chilometri per approdare su un fiore di acacia, di cui ne ha assaporato la fragranza, in lontananza; una rondine dopo l'inverno sa ritrovare la grondai con il suo vecchio nido. Una mosca sa riconoscere un pericolo e vola via se una mano cerca di immobilizzarla. In tali risposte si leggono le capacità particolari del cane, dell'ape, della rondine, della mosca a costruire relazioni biostoriche con l'habitat ed ad averne memoria. 
Inoltre è bene sottolineare che tali letture sulle memorie biostoriche degli animali, cominciano solo ora ad essere campi di studio scientifico. L'indagine sulle memorie di piante o minerali è difficile non essendoci ancora strumenti idonei alla rilevazione, ma alcuni studi giapponesi già parlano di memoria dall'acqua che fa interagire una molecola con la musicalità del campo.
Alcuni fisici iniziano a immaginare l'elemento coesivo della vita come un processo informativo che renda informate-formate le vite tutte, un po' un ritorno a quel Dio-parola che aprì alla creazione nei libri della Genesi e in molti vedono in ciò una riapertura del
dialogo fede-ragione.

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Accettare il paradigma eco-biostorico non è facile, come del resto fu per quello moderno, ma esso può aprire il mondo scientifico ad un nuovo multi-verso esplorativo, intercomunicante, in grado di ridimensionare la carta moderna che scomponeva la realtà in regni (animale, vegetale, minerale), attribuendo ad alcuni la vita ad altri no. Nell'immaginario collettivo tale divisione è netta, anche se logicamente errata:
  • essendo un'operazione di riduzione di valore per cui all'interno del processo vitale, alcune espressioni sono definite vive, mentre altre non-vive, alcune hanno storia, altre non-storia; pur essendo tutte collocabili, databili, identificabili, esplorabili, con fasi di crescita e di decrescita, di nascita e di morte. Ma per ampliare gli orizzonti di lettura necessitano occhiali e sguardi nuovi con un senso di umiltà che faccia aprire la mente al campo dell'ignoto.
Antonia Colamonico, biostorica.



La spaziatura mentale e la topologia dei percorsi in alcuni tracciati poetici

Cercando di semplificare con un esempio, si legga la carta-mappa di lettura dell'organizzazione della mente-pensiero di Eugenio Montale, nell'atto di stesura della lirica Cigola la carrucola del pozzo.
Dalla   foto emerge il dinamismo cerebrale con l'affiorare delle immagini poetiche che prendono radice da un fatto concreto, reale (t. 0), il secchio del pozzo nel giardino che sta risalendo colmo d'acqua.
La situazione storica presenta un campo ristretto, contornato da uno spazio-luogo definito, il giardino; da un tempo databile (1925 anno di pubblicazione); da un fatto-emozione narrabile:
  • L'emozione della scoperta che la memoria invecchia.
Il poeta parte da una dato-fatto che si sta concretizzando sotto i suoi occhi, per poi astrarre una verità storica. Egli elabora una proiezione a campo profondo, che dilata la sua coscienza proiettandola in spazio multiplo immaginativo-reale, tridimensionale con 3 coordinate che intessono la lettura-realtà nello spazio-topico, relativo al soggetto-osservatore, Eugenio; nello spazio atopico, il luogo contorno-habitat, giardino-pozzo-secchio; nello spazio utopico, area dell'immaginazione che lo fa astrarre (cavar fuori) e catapultare in una dimensione spazio-temporale dilatata, in questo caso a indirizzo-passato, area del ricordo di un antico amore.
L'operazione mentale assume forma coerente nella sintesi equilibrata tra i tre ambienti che lo aprono alla visione di una verità storica, cioè di come il passato  si scolori (immagine ride, evanescenti labbri)  e si faccia estraneo (una distanza ci divide) nella memoria-coscienza. Esperienza questa che in tanti fanno quando un lutto o una separazione, venga assorbita nel tempo e scolorita nell'area del ricordo, divenendo un fatto estraneo, che "appartiene ad un altro", nel caso del poeta una forma di spaesamento dall'io-sé.

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Montale, partendo da un'azione elementare della sua quotidianità, inizia un volo d'immaginazione, ben visibile nella mappa, che si pone a nodo-eco dell'affiorare dalla memoria in una situazione di vissuto, connessa all'emozione-ricordo di "evanescenti labbri" di un volto amato; per poi, ritornare, in quello stato di presente e ricavare una verità, codificata non solo per se stesso, ma per tutta quanta l'umanità, tanto da immortalarla in una verso libero che si pone a nicchia-campo di quella certezza:

  • una "distanza" lo divide dalla visione e dal dolore provato. Lo storico C M Cipolla direbbe il passato è morto, è un concluso. Un ciclo finito da cui allontanarsi.
Il viaggio assume così un valore storico nella frazione di un attimo, come una presa di coscienza di una quid-valore che lo trascende e lo trapassa, per perdersi come eco informativo nella storia tutta. 
La mappa-foto dà la struttura della costruzione che è relativa a quella particolare situazione poetica, infatti nell'altra foto, Non recidere forbice quel volto, l'organizzazione assume una differente topologia, con una nuova sfumatura di valore.
Si parte anche qui da un fatto reale, il giardiniere che sta potando l'acacia in giardino, anche qui il volto di donna si sfolla, si annulla, ma c'è una novità, l'invocazione rivolta alla stessa coscienza di non fare del suo viso in ascolto, una nebbia, un vuoto.
Ritorna subito al tempo presente, all'acacia ferita-potata che sembrerebbe scrollarsi di dosso un guscio di cicala, nella prima fanghiglia di novembre. In tale guscio vuoto di cicala morta, egli sottolinea come il ricordo sia anch'esso un eco-vuoto di una vita che non risparmia tagli, colpi secchi. In un'altra lirica la paragonerà a "cocchi rotti di bottiglia su una muraglia".

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Volendo misurare le quantità-qualità dei due sguardi poetici, egli si sofferma maggiormente nello spazio atopico (1 pozzo, 2 giardino), infatti osserva il campo-habitat, poi elabora la sua interiorità (spazio topico) e infine la profondità di memoria (spazio utopico), intricandola con la realtà del prendere l'acqua dal pozzo  (1) e del potare l'acacia (2). L'utopia ha la sua radice nella quotidianità della vita, come una proiezione allargata di concretezza storica.
I due viaggi poetici danno due differenti organizzazioni che mostrano il dinamismo del pensiero montaliano nel mutare le traiettorie e le associazioni tra fatti ed echi, esprimendo così la libertà intrinseca della mente-pensiero.
Interessante è osservare la carta-foto della terza topologia organizzativa, quella di un altro poeta, G. Pascoli, nella breve composizione Il lampo.
L'attenzione del poeta è tutta concentrata sull'osservazione dello spazio atopico, la notte squarciata dal lampo (fenomeno fisico), con una serie di veloci sequenze narrative (5-6-7; 8-9-10) che, come quel lampo, si frantumano, alla velocità di batter d'occhio, dando luogo all'area dell'immaginato (15-16-17-18-19). In tale elaborazione, lo spazio topico dell'io-Giovanni resta in ombra, non assume alcuna espressione (valore 0), essendo il poeta tutto preso nell'osservazione del fenomeno, tanto da dimenticare la sua sfera privata.
Tale inquadratura pascoliana è interessante visualizzarla, poiché apre la riflessione biostorica al come possa essere storicamente limitante uno sguardo non focalizzato mai sulla coordinata dell'io-sé, infatti se si estende tale topologia di sguardo a certi campi di ricerche scientifiche e osservazioni storiografiche, tutte focalizzate esclusivamente sul campo-habitat, si può leggere come in esse ci sia un'assenza di lettura, un vuoto cognitivo sull'osservatore medesimo che posto totalmente in ombra, come un fuori confine a-storico. Tale essere costantemente un oltre il margine-frontiera di lettura crea le estraneità emozionali nei confronti delle medesime conoscenze, si possono spiegare così alcune tendenze disumanizzanti di alcune evoluzioni tecnologiche, tanto prese dalle ricadute economiche sul campo-habitat, da dimenticare quasi di esserci come individui storici. La disumanizzazione di certe produzioni è una forma di disattenzione al sé, infatti riflettendo tutta la strada compiuta dall'umanità, nella conoscenza, non è altro che il modo per radicare, se stessa, nella vita. Una scienza senza consapevolezza della sua funzione soggettivamente umanitaria è fortemente riduttiva. Ancora oggi molti leggono l'assenza di spazio topico nelle stesure, come un alto fattore di qualità, di impersonalità, che rende altamente oggettiva la scrittura con relativa teorizzazione:
  • il mito dell'oggettività delle scienze, il mito della neutralità della scoperta, il mito dell'oggettività di una statistica, il mito della impersonalità di una valutazione scolastica... Tutte letture monche a visione scoordinata, spaginata dalla concretezza dell'essere, per sempre, un io nella storia-vita a tempo infinito.



La libertà organizzativa

Dalle tre carte-foto proposte, emerge la libertà organizzativa di ciascuna stesura, a prova di come il pensiero sia vincolato alle situazioni di presente e da tali appigli concreti poi intraprenda i viaggi immaginativi che hanno in sé, sempre, un fattore di novità, di ricercatezza, come nel gioco degli scacchi in cui ogni partita ha una sua identità e singolarità con il suo approdo di verità.
In tale dinamismo a spazio aperto, si possono capire le portate storiche  e gli effetti costrittivi che ebbero sulle menti-giovani dal cinquecento all'ottocento le pedagogie e le imposizioni tiranniche, vere gabbie-macigni, imposti da padri-padroni, maestri-padroni, cardinali-padroni, principi-padroni, bottegai-padroni, mercanti-padroni, oggi diremmo segretari di partito-padroni, accademici-baroni-padroni, multinazionali a signorie-padrone.
La cosa buffa è che tali baronie definirono e definiscono il Medioevo l'età dell'oscurantismo, mentre la loro l'età dell'Umanesimo, del Rinascimento, dell'Illuminismo:
  • Quale umanesimo fosse è facile capirlo, allargando la finestra-campo di lettura, per osservare la presenza nel alto-medioevo di vere cittadelle della conoscenza, le abazie, in cui si esperiva e si annotava il patrimonio culturale greco-giudaico-romano-cristiano, contornandolo di mappe, tavole e simboli di elevatissima capacità proiettiva, con una mente libera, nel ricercare, dal bigottismo dalle logiche stantie. In tali cittadelle nacque la capacità matematico-osservativa-immaginativa allargata, della realtà naturale, che si pose a contorno della successiva rivoluzione scientifica che divenne atea, solo quando si mise a servizio della borghesia che aveva sviluppato delle mire espansionistiche sulla proprietà fondiaria della abazie. L'occhio borghese vedeva quelle terre e pensava che se fossero state sue avrebbe avuto lauti guadagni, cosa che poi avvenne.
La colorazione negativa data al periodo dell'età di mezzo, fu semplicemente, osservando la grana fine dei documenti notarili, dei passaggi di proprietà, dei rapporti di conduzione dei poderi, un espediente propagandistico politico-economico, che mirava  a fissare un argine-frontiera alla ricchezza fondiaria ecclesiale, prima, baronale, poi:
  • L'idea di uomo medievale ignorante e bigotto fu funzionale a rendere meno grave il furto delle proprietà, perpetuato e moltiplicatosi sino a tutto il 1800 (vendita dei beni della manomorta e delle congregazioni-conventi). Lo smembramento dei latifondi-abazie, impoverendo le masse, rese possibile la nascita della classe borghese da un lato, del proletariato dall'altro e la prima si identificò nel liberismo-capitalistico, a occhio moderno. L'occhio-moderno si impose come valore-verità storica, prendendo una distanza dall'epoca buia, madre dell'ignoranza.
Ma osservando meglio anche nel 1400, nel 1600, nel 1800 il popolo ugualmente era costretto all'ignoranza, in un semi-analfabetismo, sarà solo dopo il 1877 (legge Coppino) che in Italia l'idea di istruzione obbligatoria riprese storia dopo il periodo romano; ma il cambio d'indirizzo fu richiesto, non per benignità d'animo della classe dirigente, ma per il bisogno dalla medesima tecnologia del sistema di fabbrica, in cui si richiedeva una classe operaia più preparata a svolgere compiti, sempre più specialistici. Un po' come oggi, con la rivoluzione informatica e con la grande ascesa delle tecnologie a lei legate, si richiedono livelli altissimi di preparazione logico-matematica e magari mandare in soffitta la letteratura con la filosofia e la poesia.

Ritornando alle tre mappe di poeti-liriche, si evince come l'organizzazione dei tre spazi, topico-atopico-utopico, dia la connotazione alla struttura della mente-pensiero di albero a tre rami-portanti che sono gli ambiti di lettura-osservazione intorno cui elaborare il valore dell'io-sé, il valore del campo-habitat e quello dell'utopia che apre ai significati profondi a portata universale. Infatti Montale in tale luogo apprende l'entropia del pensiero, poiché tutto si scolora e il ricordo si fa vecchio, tanto da sembrare di appartenere ad un altro.
Da questa veloce passeggiata, si può comprendere come non tutti gli uomini-civiltà sviluppino equamente le tre tipologie di luoghi, una società fortemente pragmatica, efficentista, a uni-tempo tutto pieno, tenderà ad annullare l'io-persona, sarà una realtà spinta verso la società di massa con il nichilismo della coscienza, letta come zavorra pedante, e come effetto di ricaduta a ridurre lo spazio dell'utopia, letta come l'inverosimile, l'improbabile e quindi zona dell'inutile.  Lettura questa del materialismo storico, tutto avvitato sull'idea-carta di materia-energia. Mentre la Società della Conoscenza, auspicata in questa riflessione metodologica:
  •  Esalta il campo u-topico, luogo dell'immaginazione, in un sistema altamente creativo a logica aperta, copulativa, connettiva, in grado di gestire le aperture degli orizzonti-sguardi, letti come aree del volo per intravedere i mondi nuovi, gli spazi più raffinati di libertà e democrazia.
  • E come effetto di ricaduta, imparare a dare valore sia all'io-sé soggettivo, cassa di risonanza degli echi informativi, e sia al campo-mondo, matrice-casa-habitat della presa di vita.
In tale occhiale-sguardo epistemologico si attua il salto logico da realtà a sola dimensione materia/energia, a una realtà arricchita di una sfumatura nuova: l'eco-informazione che assorbe le prime, quali sotto campi di sé:
  • Assorbire non equivale ad annullare; la materia, l'energia saranno sempre parti integranti dell'organizzazione di lettura della vita, ma esiste un livello superiore, che può essere letto da uno sguardo-lente più fine, in cui la trama sottile della vita è nella sua essenza di informazione (= azione-fatto che prende forma-luogo in un tempo, rilasciando un eco-segno, impronta, del suo passaggio, a testimonianza del suo sé, storico-vitale. L'eco-impronta è l'appiglio informativo da cui l'osservatore storico partirà per attuare la lettura e dare l'identità storiografica in un ordine disciplinato a suo piacimento.
Le discipline-scienze sono dei criteri di lettura diversificati, di un fatto-evento che si apre a multi-orizzonti di ordini informativi e in relazione all'ordine seguito potrà chiamarsi:
  •  reazione chimica, fenomeno fisico, detto semantico, relazione economica, stato mentale...


(L'organizzazione di lettura a nicchie di evento-fatto, da Biostoria, 1998)


Il
sottofondo, da cui prendono realtà le letture, è la vita a uno/tutto che prendendo visibilità nei fatti, si presta ad essere conosciuta a sguardi multi-proiettivi di orizzonti multi-disciplinari. L'abilità dell'osservatore biostorico (uomo nuovo) sarà di viaggiare da un campo all'altro, togliendo e mettendo di volta, in volta gli occhiali-lenti disciplinari, per dare la forma topologica, a multi-spazi-sensi, sia alla sua coscienza-mente e sia al suo campo-habitat. Letti come un unico insieme, per sempre. Ogni viaggio è una presa di realtà e ogni presa una consapevolezza vitale, utile al permanere nella vita.

Acquaviva delle Fonti, 12 Ottobre 2015
Antonia Colamonico


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Quaderno di Biostoria n° 10

Indice

© 2015 - Antonia Colamonico. Tutti i diritti sono riservati.
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Quaderno n° 2:

Biostoria

Verso la formulazione di una scienza nuova. Campi, metodi, prospettive.
Antonia Colamonico

Il Filo. Bari, 1998

lunedì 13 febbraio 2017

La Geografia della Mente - M. Foucault tra bio-politica e bio-potere


Il baratro del Nulla

Cappella dei Martiri. Cattedrale Otranto (LE).


"Ogni mente è un “paesaggio storiografico"vi che si fa nicchia di consapevolezza logico-semantica di un quid fattosi presente, per la frazione di un tempo 0 di presente, ri/velandosi... " Da La nicchia storica.
     

(...)
M. Foucault ha parlato per primo di bio-politicaxi che si auto-alimentaxii, grazie a certe strutture educative ed etiche che fanno da cornice all'interiorizzazione e alla massificazione dei comportamenti.
La sua analisi lacera la carta darwiniana, che fa da sfondo alle politiche egemoniche del primo '900, ma sotto un profilo dialogico osservatore-osservato, di fatto appare bloccata sul baratro del nulla, come se egli fosse restato imbrigliato nella medesima rete del bio-potere  con il pessimismo del vuoto:
  • Ha saputo snidare il vizio di forma di una carta di lettura a taglio egemonico che faceva della forza un'espressione di affermazione storica, ma non l'ha superata (salto di paradigma), non riuscendo a isolare un nuovo intravisto per un altro scenario storico, una nuova apertura logica, un'altra possibilità evolutiva in grado di aprirsi al lato benevolo dell'etica, con la validità storica di sguardo femminile e materno della vita non più letta come matrigna (pessimismo leopardiano).
La sua analisi su quelle che sarebbero le connivenze etico-religiose e autoritarie dell'auto-affermazione della potenza negli stadi di bio-potere non è sufficiente ad annichilire le prepotenze e le violenze, poiché è richiesto uno scatto etico di messa a distanza di tale sistema ideativo e organizzativo, definendolo un fuori-tempo.

Egli mette a nudo il lato malevolo delle istituzioni, ma cestina tutta quanta l'etica, come se fosse una gabbia di tortura. Di fatto, però, ha disconosciuto il valore intrinseco dell'etica della vita, come il soffio vitale che chiede rispetto e alloggiamento nel cuore-mente di ogni sua creatura.
La sua indagine molto profonda e complessa, che rivela una estimabile capacità logica, esprime egregiamente il malessere di una generazione che, nata negli anni del primo dopoguerra, ha captato (funzione di antenna della spugna mentale) gli echi degli stati di dolore della 2a Guerra Mondiale, con tutto ciò che ne conseguì.
Si pensi gli effetti sulla psiche dei bombardamenti, delle sirene che avvisavano le corse verso i rifugi, dei rastrellamenti, degli arresti, della notizia dei lager con l'ambiguità dei silenzi di chi sapeva e non parlò... e tutto quel complesso di connivenze sospese tra detti e non detti che implementavano nelle coscienze gli stati d'ansia, di ingiustizia, di dolore...  giocati sul tempo dell'attesa:
  • Nell'arte del dominare, come ben sa un giocatore di scacchi, si usa il tempo come arma, per in parte sfibbrare l'altro, infatti vince chi sa meglio gestire il vuoto di mossa.
Rallentando e accelerando i tempi di attesa-silenzio nel rispondere, s'innescano, negli stati d'animo degli interlocutori, i movimenti d'ansia con le sacche di frustrazione, per quel vuoto di silenzio che fa sentire di essere estranei. I giochi di guerra con le voci e contro-voci dai fronti, con il rombo degli aerei (è bene ricordare che fu quella la prima guerra che vide la città farsi luogo di battaglia), con la lontananza al fronte dei propri cari... sono stati dei veri movimenti, quasi visibili, ed è questo fluttuare della partita bellica che egli egregiamente è riuscito a visualizzare e descrivere nelle sue carte.
L'essere stati segnati dalla tragedia, fa di quella generazione dei profondi ricercatori di senso, per investigare il come sia stata possibile tale atrocità.
Egli, facendosi voce della piega malevola del suo tempo, prende una distanza meta-storica (2° liv. di coscienza) dalle logiche comuni che fecero da cassa di risonanza di tutti quegli abusi in nome delle patrie e dei credi.
Non accettò di essere etichettato in uno schieramento politico, anche se fu simpatizzante dell'idea comunista, e cercò di restare fuori dalle gabbie ideologizzanti e clericali:
  • Nasce così la sua critica al senso stesso dell'etica che non aveva fatto gridare allo scandalo, di fronte a tali atrocità.
Il suo nichilismo, simile a quello di Pirandello in altre pagine definito, non sperimenta, tuttavia, la dimensione del volo:
  • egli purtroppo muore a Parigi 26 giugno 1984 in circostanze poco chiare che fanno parlare di suicidio e non potrà assistere all'evoluzione della cresta nuova apertasi con il microchip che con un effetto farfalla irromperà nella storia, come nuova ondataxiii, vero tsunami.

In una piccola cosa, vero
nonnulla, la vita usando la medesima intelligenza umana ha donato allo stesso processo di apprendimento una nuova opportunità di apertura logica con il cambiamento tecnologico, introdotto dalla Società Informatica e con essa dall'Organizzazione Reticolare delle Informazioni che ha dato lo sguardo nuovo all'umanità:
  • per mezzo della finestra storiografica, come potenziamento della 5a dimensione di lettura per il pensiero a frattalexiv.
Foucault con il suo pessimismo etico non ha saputo o voluto donare alla sua mente un valico per il mistero, quel volto altro che rende discrete le letture e toglie ossigeno alle prepotenze.
Nella sua critica al senso delle morali, forse, derivata anche da una probabile omosessualitàxv celata, che lo rendeva fragile sia verso le etichette dei giudizi di una società perbenista e sia severo nei confronti di se stesso, ha radicato una forma altra di conservatorismo, basata su una lettura a solo occhio negativo della compagine storica, campo-nicchia, degli eventi del 1900:
  • da un punto cognitivo molte volte si leggono in negativo gli altri non tanto per la loro malevolenza o negligenza cognitiva, ma quanto per la privata dipendenza dalla loro approvazione.
In quegli anni hanno agito anche altri osservatori che sicuramente hanno vissuto problematiche a lui vicine come ad esempio Pier Paolo Pasolini o Franco Zeffirelli che hanno dato in eredità alla storia delle testimonianze di grande liricità con una propensione alla sacralità della vita, come:
  • Vangelo secondo Matteo (1964) o Uccellacci e uccellini (1966), oppure Gesù di Nazareth (1977) e Fratello sole e sorella luna (1972).
Ciascuno, secondo il privato occhio-credo storico-semantico, di agnostico il primo e di cattolico il secondo, ha saputo astrarre dalla realtà fattuale una scaglia-luce di positività, facendone un esempio di bellezza storiografica in grado di fare innamorare della vita.
Foucault si è imposto, con la sua critica sulla formazione del desiderio, come maestro di rinuncia, introducendo una scappatoia al non apprendere il modo nuovo, infatti ancora oggi alcuni di quei giovani fruitori delle sue carte, conservano un input di resistenza al cambiamento, che rende avvitati nei comportamenti, in una resistenza per la resistenza, che da lente di lettura delle società conservatrici è divenuta gabbia concettuale di un certo disimpegno politico, sociale, storico, etico, come un novello oscurantismo.
Impedire al mistero in nome della signoria della ragione di affacciarsi nella cella più profonda del cuore è una forma di violenza sulla psiche che si scopre non attrezzata ad ammortizzare la sconfitta, la malattia, la perdita... tutte quelle forme di fallimento che ogni uomo sperimenta e che richiedono un'aria di deserto per risistemare i compresi e dare loro sfumatura nuova, non è un caso che proprio lui che ha fatto della liberazione dalle pedagogie una architettura, si sia poi arreso alla malattia:
  • Ogni azione ha una trama di significato che la rende coesa ai piani dei pensati.

(...)

Per concludere questa passeggiata tra storia e storiografia, necessita fare una zoomata pedagogica, per allargare lo sguardo, passando dalla critica, attraverso la satira, al sogno.
Le letture a solo occhio negativo finiscono ineluttabilmente per implementare il conservatorismo che esse stesse snidano, senza aprire a un'ottica di nuova umanità.
Aangolazione non sfuggita ad esempio ad E. Morinxvi che proprio in quegli anni iniziò a parlare di pensiero connettivo, di nuovo rinascimento e di nuova Era Meta-storica, aprendosi agli influssi benefici di H. Maturana e F. VarelaxviiGettando le basi del pensiero complesso da cui ha preso storia il medesimo occhio eco-biostorico, come affermato nel saggio Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternityxviii.
Sotto il profilo paradigmatico un sistema rappresentativo diviene vecchio solo quando se ne mostra il lato comico, esautorando la sua sacralità, lo scrive bene in Il nome della rosa Umberto Ecoxix che intorno al divieto del ridere costruisce la trama del suo racconto-indagine sulle chiusure e aperture ecclesiali, del tardo medioevo.
Solo mettendo in ridicolo un verso-direzione, questa linea comportamentale si fa idiozia storica, in ciò l'opera demolitrice della satira; lezione storica questa del teatro greco in cui, quando si voleva radicare una tendenza facendone una virtù si usava la tragedia e quando scardinare una vizio, la commedia:
  • Il pianto e il riso non svolgono la stessa funzione, piangere crea uno spaccato di accoglienza, di giustificazione e protezione-avvolgimento all'interno della coscienza; mentre il ridere apre la via di fuga-libertà che permette di spiccare il volo verso altre possibilità, facilitando lo svincolarsi da una tendenza. 

Forse a Foucault mancò la vena comica, il saper ridere delle proprie idee, ottimo esercizio per la mente.
Nell'approccio didattico eco-biostorico si predilige, infatti, la dimensione del gioco e della poesia-filastrocca, essendo una pedagogia a mente/cuore il cui l'obiettivo è l'esercizio di libertà consapevole delle potenzialità naturali di ogni pensiero-seme, a prescindere dai rapporti di potere che si potrebbero più o meno facilmente instaurare nella relazione docente/discente, discente/discente ...:
  • Se la mente-seme risente della nicchia di contorno in cui si radica, allora in ogni nuovo spazio immaginativo che nasce (bambino) si intesse la compagine storica (ambiente) che con il suo individuo reale, concreto, si fa voce epocale, per cui se si vuole cambiare una tendenza allora necessita cambiare anche il contorno dei fatti di tale tendenza; per essere più chiari se c'è una forma di mobbing in una consolidata tipologia di relazione, allora nel prendere le distanze da tale modalità, necessita rivisitare non solo i fatti, non solo i contorni ai fatti che rendono vizioso il campo stesso, ma fare pratica di comportamenti svincolanti. Se una società è autoritaria non basta annunciare agli individui la democrazia, perché essi la assimilino, necessita mostrare loro come si vivrebbe in una democrazia. In tal senso la classe scolastica si presta come micro/mondo di sperimentazione di quello che sarà il macro/mondo e questo vale per la famiglia, per l'ufficio, per l'azienda e perché no, per lo Stato ed è qui il significato di una didattica gioiosa, di una famiglia accogliente e propositiva, di un'azienda accorta alle risorse umane, di una nazione che ha a cuore le maestranze-cittadinanze.
Legare l'individuo razionalmente ed emotivamente alla sua compagine storico-immaginativa non vuole dire renderlo schiavo, ma attento agli afflati storici, alee evolutive e alle probabili ricadute sui piani etici, economici, sociali e culturali... degli stessi comportamenti. In ciò  è la vera funzione pedagogica di una società che rende concrete, incarnate le letture interpretative dei fatti storici a multi-verso che altrimenti si rivelano solo fumose fantasticherie retoriche, di una mente docente-stato de-storicizzata, che fa avvertire quella sensazione di chiacchiere vuote che spesso, a pelle, si coglie in certi discorsi e insegnamenti, in certi comportamenti e rituali, in certi giri di parole.
Se si scinde la mente dell'osservatore, dallo spazio-luogo della lettura (l'osservato), dalle carte di lettura (osservazione), queste ultime finiscono con l'assumere fissità e si fanno gabbie concettuali di una realtà di carta e non carte di navigazionexx per l'abitare nella vita.
La differenza tra una carta-gabbia concettuale e una carta di navigazione è nel valore che si dà alla lettura stessa, se essa è verità in sé o solo uno strumento di esplorazione della realtà che facilita il vivere:
  • Il vero valore delle carte-teorie-opere tutte è nell'essere ponti di chiarezza.
Se la carta elaborata da un osservatore in un collocabile momento storico si vede come verità assoluta, allora si entra nella dimensione della  menzogna storica; mentre se la carta è un navigatore di apprendimento e nulla più, allora si è in un stato perenne di apprendimento e quindi in un sistema di lettura ad apertura logica, funzionale alla vita stessa che non pone re e né regine, ma semplici pedine che si fanno re/regine, di sé, per il tempo di un'azione.
L'esercizio alla libertà è la vera funzione giustificativa di una classe scolastica, di una famiglia, di una azienda e di uno Stato, quando questa libera partecipazione alle azioni di risposta viene meno, allora quell'aula, quella famiglia, quell'impresa e quella nazione si mostrano, quale leviatano della vita che implodendola, muore a sua volta per asfissia ideativa e sordità di cuore.
In tale ottica si comprende il valore dei divorzi di coscienza che fanno prendere le distanze dagli avvitamenti negativi; la vita non vuole il male e nessuno ha il diritto di imporlo, neanche in nome di Dio, quando ciò avviene si è di fronte ad una chiusura pregiudizievole ed è onesto e salutare imparare a scoprire frontiere altre di verità, ponendovi un argine:
  • In tale prendere le distanze la spugna storica e mentale si riorganizza e rivitalizza, in una rinascita, e come sostiene E. Morin, noi viviamo tante rinascite; infatti, estendendo l'immagine, ogni giorno è un alba nuova, una possibilità nuova, favorevole alla bellezza dell'essere nella storia dell'uno/tutto, vivente, ma l'essere implica innamorarsi di quel respiro che dà il ritmo della presenza.

(...)


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xiM. Foucault: La volontà di sapere, Feltrinelli, 1978.
xiiM.Foucaut nella complessa analisi che elabora, isola una micro-fisica del potere, definendone la topologia del suo dinamismo con cui, come una forma velata, si insidia al di là delle logiche e delle azioni stesse. In tale dinamismo egli traccia, con un occhio meta-storiografico, l'auto-referenzialità del rigenerarsi dei comportamenti violenti che stanno alla base di quello che lui chiama biopolitica "non è qualcosa che si divide tra coloro che lo possiedono o coloro che lo detengono esclusivamente e coloro che non lo hanno o lo subiscono. Il potere deve essere analizzato come qualcosa che circola, o meglio come qualcosa che funziona solo a catena. Non è mai localizzato qui o lì, non è mai nelle mani di alcuni, non è mai appropriato come una ricchezza o un bene. Il potere funziona, si esercita attraverso un'organizzazione reticolare da - Microfisica del potere. Interventi politici, Einaudi, Torino 1977, p. 184
xiiiA. Toffler. La terza ondata. Sperling & Kupfer 1987
xivA. Colamonico. Fatto tempo spazio, op. cit. 1993- Biostoria, op. cit. 1998. - Ordini complessi, op. cit. 2002.
xv D. Eribon. Michel Foucault. Leonardo, 1991

xvi E. Morin. Introduzione al pensiero complesso. Sperling & Kupfer 1993.
xviiH. Maturana e F. Varela. L'albero della conoscenza. Garzanti, 1987
xviii “... È importante il nome. Nel processo di conoscenza il nome dà la dignità di esistere. Il nome, isolando un quid da un tutto, attribuisce a quel quid uno stato, cioè gli fa assumere un luogo, un tempo e un fatto. Biostoria prese nome nell’agosto 1992, nell’attimo in cui la mia mente isolò il quanto storico, quale promotore di vita. Al nome segue, poi, il corpo e Biostoria iniziò a prendere corpo nel 1993 dall’incontro col pensiero di Edgar Morin. Biostoria era stata per circa un anno un giocattolo con cui mi trastullavo per mostrare agli alunni l’esplosione degli eventi negli spazi. Le avevo dato anche una veste poetica, Spazioliberina, sotto forma di filastrocche (Colamonico, 1992). Quando, nell’estate 1993, lessi Introduzione al pensiero complesso (Morin, 1993) in cui è ipotizzata la nascita di una nuova scienza e di un nuovo pensiero in grado di leggere l’uno-tutto, capii che quello sarebbe stato il corpo-mente-sguardo della mia gioiosa bambina. Fu così che adottai Morin come padre per biostoria. ...” (Tradotto da A. Colamonico Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. Op. cit. 2005.
xix U. Eco. Il nome della rosa. Bompiani, 1980,
xx A. Colamonico. Ordini biostorici. Carte storiografiche... op. cit. 2002.

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Verso una scienza dello sguardo: L'osservatore dell'osservatore.

Un gioco di posizioni di lettura a più occhi.

La democrazia creatrice del processo dialogico, a individuo/campo.

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Perugia, Agosto 2008